Dal 1500 è rimasta sostanzialmente invariata e realizza i principi universali di armonia e rispetto, purezza e serenità, in sintonia con lo spirito Zen, inteso quest’ultimo come modo di essere.
Stiamo parlando della cerimonia del tè come vuole la tradizione giapponese, un rito che esalta l'armonia e il rispetto per le piccole cose. Sapientemente messo in scena da Michiko Nojiri, direttrice del Centro Urasenke di Roma, ospite per una dimostrazione alla stampa la scorsa settimana del Museo dell’Ara Pacis, in occasione della personale dell’artista Hokusai.
Per il nostro tè, Michiko ha scelto un matcha, ma dimenticate pure le consuete chiacchiere con gli ospiti. La tradizione giapponese affida agli attori del cerimoniale un copione condiviso fatto di tempi stabiliti e movimenti doviziosi: nel versare l’acqua nella tazza e prepararla ad accogliere la polvere verde, nel riporre i coperchi, nell’offrire la tazza agli ospiti, come pure nel piegare un fazzoletto oppure semplicemente nel riporre un piccolo mestolo in legno sul recipiente di acqua bollente.